IVANO BETTIN, Caro Mi’ele

Il carteggio tra Michele e Giacomo Puccini nell’Archivio di Torre del Lago

Casa Ricordi S.r.l., Milano 2023, pp. 186, 35,00 €

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Col riordino della copiosa documentazione – finora in gran parte poco nota – contenuta nell’Archivio della villa Puccini di Torre del Lago, la Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini promuove un’interessante iniziativa editoriale: Carteggi dell’Archivio Puccini. Si tratta di una collana libraria per la pubblicazione della corrispondenza intercorsa tra il ‘sor Giacomo’ e i personaggi a lui vicini. Lodevole iniziativa, poiché si mettono a disposizione materiali finora inediti e finalizzati a una maggiore conoscenza non solo di Puccini come soggetto biografico e artistico, ma pure delle persone con cui ebbe contatto epistolare. Il primo libro, di una serie a seguire, è Caro Mi’ele – Il carteggio tra Michele e Giacomo Puccini nell’Archivio di Torre del Lago, a cura di Ivano Bettin.

Il volume ingloba tutta la corrispondenza epistolare tra Michele Puccini junior (Lucca, 19 aprile 1864 – Rio de Janeiro, 12 marzo 1891), il fratello Giacomo e le sorelle, oltre personaggi più o meno noti, tra cui Alfredo Caselli: accorata la lettera di quest’ultimo del settembre 1889 (n. 43, p. 41) indirizzata a Michele e Ulderigo Tabarracci; così come quella del maggio 1889 (n. 38, p. 35) da Michele a Giacomo, dove si delineano i contorni del violento litigio avvenuto tra i due fratelli che costrinse Michele ad abbandonare la casa di via Solferino a Milano, abitazione condivisa con Giacomo quando Michele studiava in Conservatorio. Sembra che il diverbio tra Giacomo e Michele sia scaturito dall’accusa di un furto compiuto da parte dello stesso Michele, fatto mai comprovato. Forse, anche per questo motivo, Michele abbandonò l’Italia per recarsi in Sudamerica, imbarcandosi a Genova il 2 ottobre 1889. Inoltre, nella loro convivenza milanese Giacomo, già diplomato nel 1883, ebbe più volte a riprendere il fratello, esortandolo a studiare di più e a cercare meno divertimenti. Seppur iscritto a Composizione nel 1887, Michele non conseguì il diploma, poiché abbandonò gli studi dopo un solo anno di frequenza nonostante dimostrasse un certo talento per la musica.

Dalla corrispondenza successiva all’emigrazione di Michele, si evince la vita fatta di stenti e il di lui carattere un po’ avventuriero, costretto a cercarsi qualsiasi tipo di impiego per sopravvivere. Una curiosa bizzarria accomuna Michele a Giacomo. Come già avvenuto per il fratello più grande, anche Michele, a Jujuy dove viveva, si innamora di una donna sposata: Carmen Alvarado Portal, moglie di un funzionario governativo il quale, scoperta la tresca (lettere n. 85 e 86), vuole ucciderlo sfidandolo a duello o farlo uccidere da alcuni sicari. Michele è così costretto a fuggire prima a Buenos Aires e poi a Rio de Janeiro, dove troverà riparo da Ulderigo Tabarracci; a Rio morirà il 12 marzo 1891, dopo aver contratto la febbre gialla. Suona come un rimprovero il commento di Ramelde a Giacomo quando la sorella seppe della morte di Michele. In una lettera dell’aprile 1891 (n. 96, p.136), tra l’altro si legge: «Michele, dunque, a Joujoui [Jujuy] aveva preso passione per una donna maritata (gran fratelli che siete!)». È evidente il richiamo alla ‘fuga’ da Lucca nel 1886 di Giacomo con Elvira Bonturi (sposata Gemignani).

Eccellente e ottimo il lavoro di ricerca documentale compiuto da Bettin, oltre la qualità di stampa tipografica. Tutta la corrispondenza è riportata fedelmente, inclusi gli errori di ortografia, i lemmi dialettali soprattutto toscani (ad es. “ciottòro” o, come riportato nel titolo, “Mi’ele”), i disegni caricaturali cui Giacomo era solito inserire a corredo dei propri scritti; note esaustive a piè di pagina e illustrazioni pressoché inedite. Interessante la fotoriproduzione di alcune battute di una Gavotta, scritta da Michele poco prima di partire per il Sudamerica, con una grafia musicale assai più comprensibile di quella del fratello. Ricca la bibliografia, l’indice dei nomi e – di particolare utilità – la Personalia, dove sono riportate brevi biografie dei nomi citati nel volume.

Scritto con penna leggera, la lettura è molto scorrevole. L’intero testo fa ben comprendere l’epistolario anche a chi di Puccini e della famiglia conosca poco o nulla, grazie a una sintetica ma esaustiva Introduzione a illustrare la genesi della dinastia Puccini, capace di incuriosire ed appassionare pure un neofita. In contemporanea, è un valido strumento per gli studiosi.

Roberto Del Nista

(settembre 2023)