L’Archivio di Rosario Scalero ora è tutto italiano

I 150 anni dalla nascita del compositore piemontese saranno celebrati con un convegno e una serie di eventi, primo dei quali il concerto di Domenica 22 dicembre a Montestrutto.

L’Italia è un Paese che sembra abdicare ogni giorno di più dal suo ruolo di custode di un immenso patrimonio culturale: basti pensare alle ingentissime perdite registrate a Venezia nelle ultime settimane. Eppure, anche in uno scenario per molti aspetti desolante, resta ancora qualche bella notizia da raccontare.

Come quella del prezioso Archivio Scalero, la cui acquisizione è stata appena completata dall’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte di Torino, il cui Centro di ricerca e documentazione ha sede a Saluzzo. Un processo lungo, avviato nel 2005 con il deposito presso la Biblioteca dell’Istituto del materiale prima conservato presso il Castello di Montestrutto (TO), e conclusosi nel settembre scorso con la donazione del fondo “Monique Arnoldi de Ruette”, precedentemente conservato a Lavall, in Quebec.

Si tratta di centinaia di lettere, fotografie, partiture autografe appartenute al compositore moncalierese Rosario Scalero (1870-1954), finora custodite dai suoi eredi Maxime e Dominique Arnoldi (in Canada) e  Monique de Ruette Arnoldi (a Montestrutto).

Un archivio, finalmente riunito, che è innanzitutto un grande giacimento di storie. Quelle di un tempo in cui tra i boschi del Canavese nasceva la migliore musica del mondo; di un’epoca in cui, sul piroscafo dei migranti italiani diretto in America, era possibile imbattersi nel leggendario tenore Enrico Caruso.

Ma che è anche un’insostituibile fonte di materiali inediti messi a disposizione degli studiosi, soprattutto in vista delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita del compositore, che culmineranno con un importante Convegno in collaborazione con il Conservatorio “G.Verdi” di Torino l’11 e 12 giugno 2020 e con un concerto del Trio Il Furibondo su musiche di Rosario Scalero e dei suoi allievi Clermont Pépin e Riccardo Luciani.

Il primo appuntamento legato all’anniversario sarà però un Concerto di Natale dedicato a Scalero e ai compositori canavesani a cura di Antonio e Lee Mosca, in programma domenica 22 dicembre 2019 a Montestrutto, frazione di Settimo Vittone.

Un luogo e un momento dell’anno scelti non casualmente: proprio nel castello neogotico di Montestrutto Scalero si spense la notte di Natale del 1954, dopo aver trascorso gli anni della maturità nel suggestivo borgo canavesano. Il suo violino, celebre per la qualità del suono, passò agli eredi e da questi proprio ai coniugi Mosca, vicini all’ultima discendente Monique de Ruette Arnoldi. In occasione dell’anniversario il prezioso strumento sarà donato al Conservatorio G.Verdi di Torino, con quello che Antonio Mosca ha definito «un atto doveroso per contribuire a rivalutare un grande musicista e compositore».

Quella di Scalero è in effetti una figura un po’ dimenticata nel nostro paese, nonostante gli sforzi di studiosi come Alberto Basso e dello stesso Antonio Mosca, che già nel 2004 hanno promosso un convegno per i cinquant’anni dalla morte, cui sono seguiti la pubblicazione degli atti (2005) e numerose iniziative, concerti e spettacoli.

L’Italia, d’altronde, non si dimostrò mai troppo benevola con Scalero, che in vita ebbe un’enorme successo all’estero – negli Stati Uniti in particolare – e un’accoglienza sempre tiepida nel paese d’origine. Formatosi come violinista prima al Liceo Musicale di Torino, poi a Genova con Camillo Sivori, unico allievo di Paganini, prese la via dell’estero per perfezionarsi. Dopo un’esperienza a Londra giunse a Vienna, dove sotto la guida di Eusebius Mandyczewsk mise da parte la carriera violinistica (fino a quel momento sfolgorante) per dedicarsi a tempo pieno alla composizione.

Mentre Roma, dove era tornato per fondare la Società del Quartetto, gli dimostrava una certa ostilità, a Lipsia la più antica e prestigiosa casa editrice musicale del mondo, Breitkopf & Härtel, acquistava i diritti delle sue composizioni per la stessa astronomica cifra offerta a Jean Sibelius. Mentre in Italia solo Giovanni Sgambati, Arturo Toscanini e pochi altri sembravano credere nel suo talento, giungeva dagli Stati Uniti la chiamata come docente alla Mannes School di New York.

É il 1919 quando Scalero si imbarca per il lungo viaggio su un piroscafo verso la Grande Mela. Le lettere scritte durante il viaggio – conservate nell’archivio – sono una preziosa testimonianza del fenomeno migratorio dell’epoca, e le fotografie scattate e a bordo – anch’esse ora raccolte a Saluzzo – raccontano di una traversata trascorsa con la piacevole compagnia di Giulio Setti, maestro del coro del Metropolitan Opera House, e del celebre tenore Enrico Caruso. Sono quelli gli anni in cui gli Stati Uniti si andavano affermando come culla della grande musica internazionale.

Dopo l’esperienza a New York, nel 1924 Scalero passò a insegnare composizione nella più importante scuola americana, il Curtis Institute di Philadelphia. Qui ebbe, come allievi devoti, alcuni dei compositori destinati a segnare la storia della musica del Novecento: Gian Carlo Menotti, Nino Rota, Samuel Barber. Questi, i prediletti, seguivano il maestro anche durante i periodi di villeggiatura estiva, trascorsi da Scalero tra Gressoney e il Castello di Montestrutto, acquistato in età matura.

Chi conosce e ama il Canavese non può fare a meno di emozionarsi nel leggere di questi giovani talenti che attraversano l’oceano per prendere alloggio ad Andrate, che nei pomeriggi assolati salgono a piedi al castello per suonare, o passeggiano nei boschi in compagnia di Scalero discutendo di teoria musicale. E proprio la rete di relazioni artistiche e intellettuali di Scalero, dalla giovanile corrispondenza con l’amico Leone Sinigaglia fino allo stretto rapporto con personaggi del calibro di Luigi Salvatorelli e dei più grandi musicisti del tempo, è uno dei temi più interessanti dell’archivio finalmente riunito dall’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte.

L’amore non ricambiato per l’Italia rimase sempre vivo in Rosario Scalero, che ancora nel 1932 propose a Torino, con il concorso dell’Orchestra Sinfonica dell’E.I.A.R., il suo poema sinfonico “La Divina Foresta”. Ebbe anche questa volta una tiepida accoglienza, ben lontana da quello straordinario successo che la stessa composizione ebbe a Philadelphia nel 1940.

Con l’esplodere della fama dei suoi allievi, con cui condivise la creazione e la gioia dei primi trionfi, Scalero cominciò ad essere celebrato più come maestro che come compositore.

Poi, dopo la sua morte, finì per essere dimenticato.

Una prima riscoperta della sua figura si deve a Chiara Marola, violinista eporediese che nei primi anni Duemila si imbatté per caso nell’archivio del Castello di Montestrutto, stringendo amicizia con l’allora proprietaria, erede del compositore. Da questo incontro fortuito nascerà una tesi di laurea (Università di Torino, 2004, rel. Paolo Gallarati) cui Chiara Marola darà seguito con un periodo di ricerca in Canada e una serie di pubblicazioni. È anche grazie all’impegno di questa musicologa che oggi l’intero patrimonio documentario è consultabile a Saluzzo, risultato per nulla scontato visto l’interessamento all’acquisizione da parte di vari enti internazionali.

E chissà che l’archivio non diventi lo strumento per ricostruire il talento compositivo di Rosario Scalero restituendo luce alle sue creazioni.

Forse l’averlo portato e reso disponibile in Italia è un meritato omaggio postumo da parte di un paese che gli fu sempre avaro di soddisfazioni.

CONCERTO DI NATALE
Aspettando i 150 anni della nascita di Rosario Scalero
22 dicembre 2019
Ore 18, Salone Pluriuso, Montestrutto
Con il Patrocinio dellIstituto per i Beni Musicali in Piemonte
Presentazione a cura di Chiara Marola

Il concerto sarà preceduto da una Messa con interventi musicali, ore 17 presso la Chiesa di Montestrutto

Orchestra della Cattedrale di YPOREGIA
Antonio Mosca, direttore
Lee Robert Mosca, pianoforte- organo
Virginia Citraro, violino solista
Ermanno Citraro, pianoforte solista

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Rosario Scalero (24 dicembre 1870-24 dicembre 1954)
Romance op.4 “Al poeta Adolfo de Bosis”

Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Wachet auf, ruft uns die Stimme BWV645, corale per tromba e archi

Pietro Alessandro Yon (1886-1943)
Dalla Suite per l”Avvento,” Introito su Veni Emmanuel per orchestra d’archi e organo
Gesù Bambino, Pastorale per violino e organo

Angelo Burbatti (1868-1946)
Celeste Bimbo op. 330, Canzoncina per il Natale per coro a due voci e organo, eseguita con archi

Aldo Canzano (1893-1968)
A Gesù bambino per pianoforte-organo e soprano
Testo di Silvio Pellico        Soprano solista: Alessandra Sassi

Canti di Natale
Tradizionale Antica pastorale della Valle d’Aosta
François Couperin (1668-1733) “In Notte Placida” per archi
Franz Gruber, Silent Night per pianoforte e canto e versione per archi
Tradizionale Adeste Fidelis per archi
James Lord Pierpoint (1822 – 1892) “JingleBells”

L’Orchestra dei ragazzi della Cattedrale di “YPOREGIA” nasce per la volontà di Mons. Edoardo Aldo Cerrato e collaborerà con la Cappella Musicale “ Santa Maria Assunta della Cattedrale di Ivrea”. É un’orchestra d’archi di 10-12 ragazzi in età compresa tra i 10 e 18 anni provenienti principalmente dalle scuole Suzuki del Canavese. Musicalità, senso del dovere, rispetto reciproco e solidarietà sono le qualità che l’orchestra sviluppa, ne son convinti i genitori ed i direttori Lee e Antonio Mosca, che continuando la loro educazione artistica intendono avvicinare i giovani alla spiritualità attraverso la fede, la bellezza dell’armonia ovvero dell’amicizia perché essi crescano uomini e donne migliori. La gestione e l’organizzazione dell’orchestra, è sostenuta dai fondatori Lee ed Antonio Mosca, dalla Cappella Musicale “ Santa Maria Assunta ”, dai genitori e dalle persone che condividono questo progetto culturale che si prefigge il ripristino della tradizione che fin dal ‘500 indicava come presenti nelle Chiese-Cattedrali orchestre a sostegno dell’organo e del canto per le funzioni religiose, per quelle sociali e per finalità benefiche. L’orchestra debutta in questa occasione ricordando un grande musicista Rosario Scalero Maestro e compositore morto a Montestrutto (24/12/1954) di cui ricorre a Natale 2020 il 150esimo anniversario della nascita.

Antonio Mosca nasce a Cascinette d’Ivrea, in Canavese, nel 1941. Suo padre è un operaio della grande fabbrica Olivetti. Studia fisarmonica dall’età di otto anni con Aldo Canzano. Adriano Olivetti ha la possibilità di ascoltare Antonio durante una colonia a Champoluc e da quel giorno l’ingegnere, con il parere favorevole della famiglia, inizia a sostenere finanziariamente gli studi del giovane musicista. All’età di undici anni, Antonio viene inviato a Roma a studiare violoncello al Collegio di Musica del Foro Italico. Si diploma sotto la guida di Giuseppe Selmi nel 1961 e successivamente studia con Gaspar Cassadò a Siena e presso l’Accademia di Musica di Colonia. Lo stesso Cassadò lo presenta a Edmond de Stoutz che lo invita a ricoprire il posto di Primo violoncello dell’Orchestra da Camera di Zurigo. Successivamente Antonio, che nel frattempo si è sposato con Lee Robert Mosca, musicista statunitense di grande cultura e versatilità, torna in Italia raccogliendo l’invito dell’Orchestra Sinfonica della Rai di Torino. Nel 1974 Antonio lascia la Rai di Torino per dedicarsi all’insegnamento sia presso il Conservatorio “G. Verdi” di Torino sia aprendo proprio nel Canavese (a Chiaverano), nel 1975, la prima scuola Suzuki italiana. Insieme alla moglie Lee, a cui si deve il merito di aver incoraggiato il marito nel proseguire la ricerca didattica, Antonio è il principale propulsore in Italia del metodo “della lingua madre” fondato nella prima metà del Novecento dal didatta giapponese Shinichi Suzuki, che dagli anni ’70 ad oggi, ha collezionato nel nostro paese decine di scuole dal nord al sud e centinaia di insegnanti abilitati.

Alberto Basso è nato a Torino il 21 agosto 1931, è stato docente di Storia della Musica presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino dal 1961 al 1974, poi bibliotecario sino al 1993. É stato Presidente della Società Italiana di Musicologia dal 1973 al 1979 e dal 1994 al 1997.Accademico Nazionale di Santa Cecilia dal 1982, nel 1985 ha fondato quello che ora è l’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte, di cui è stato Presidente fino al 2012. Nel 2004 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa dall’Università Autonoma di Barcellona. Fra le sue innumerevoli pubblicazioni figurano i due volumi di Frau Musika, la vita e le opere di Johann Sebastian Bach, Torino, EDT, 1979-1982, L’invenzione della gioia. Musica e massoneria nell’età dei lumi, Milano, Garzanti, 1984, Storia della Musica, 3 voll., Torino, UTET, 2004-2005, Johann Sebastian Bach. Manuale di navigazione, 3 voll., Torino, Nino Aragno, 2015, L’Eridano e la Dora Festeggianti. Le musiche e gli spettacoli nella Torino di Antico Regime, 2 voll., Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2016.  Ha diretto, fra l’altro, il Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti, 19 voll., Torino, UTET, 1983-2005, e la Storia del Teatro Regio di Torino, 6 voll., Torino, 1976-1991, di cui ha interamente scritto il volume secondo.

Chiara Marola, nata a Ivrea, ha iniziato giovanissima lo studio del violino con Lee Robert Mosca presso la scuola Suzuki di Torino. Ha conseguito il Diploma di strumento presso il Conservatorio “Cantelli” di Novara sotto la guida di Liana Mosca. Parallelamente agli studi musicali si è laureata al DAMS di Torino (rel. Paolo Gallarati) con la votazione di 110 e lode e una tesi monografica sul compositore piemontese Rosario Scalero. La ricerca musicologica su Scalero è proseguita in Canada, a Laval (Quebec)  a cui sono seguite le seguenti pubblicazioni: Il musicista Scalero “riscoperto” dal Festival della Via Francigena. Nel ricco Archivio di Montestrutto fonti inedite per una biografia, in «Il Canavesano», Ivrea, Bolognino, 1984, dicembre 2004 pp. 94-99; L’archivio di Montestrutto: fonti inedite per una biografia, in «Civiltà musicale», A. XIX, n. 53, settembre-dicembre 2004 (numero dal titolo Rosario Scalero (1870-1954), un maestro fra “i due mondi”, atti della giornata di studi nel cinquantenario della scomparsa (Settimo Vittone, Torino, 17 luglio 2004), pp. 9-28; Musica al Castello di Montestrutto. Rosario Scalero e l’allievo prediletto Gian Carlo Menotti, in Gian Carlo Menotti, Il console, Torino, Fondazione Teatro Regio di Torino, 2006 (I libretti), marzo 2006. Flavia ingrosso-chiara Marola, Il carteggio Sinigaglia-Scalero (1899-1913). Due compositori piemontesi a Vienna, in Miscellanea di studi 6, Torino, Centro Studi Piemontesi – Istituto per i Beni Musicali in Piemonte, ottobre 2006. Pubblicista dal 2005, è attiva in ambito giornalistico. Nel 2005 ha vinto il premio “L’addetto stampa dell’anno” della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Ha lavorato come addetta stampa dell’Accademia Corale Stefano Tempia di Torino, di EstOvest Festival Internazionale di Musica Contemporanea e dell’Accademia Suzuki di Torino. Docente di musica, è abilitata nell’insegnamento del violino e del mandolino ai bambini secondo la metodologia Suzuki.

4 dicembre 2019

Nelle immagini, a partire dall’alto:

1) Una rara e preziosa foto d’epoca del 1919 che ritrae Rosario Scalero e Giulio Setti (direttore del Coro del Metropolitan Opera House di New York ) con al centro il celebre tenore Enrico Caruso.

2) Rosario Scalero

3) Il Castello di Montestrutto

4) La copertina del Time del 1950 con Gian Carlo Menotti

5) Chiara Marola

6) Lee e Antonio Mosca

7) Alberto Basso

Una rara e preziosa foto d’epoca del 1919 che ritrae Rosario Scalero e Giulio Setti (direttore del Coro del Metropolitan Opera House di New York ) con al centro il celebre tenore Enrico Caruso.

Per gentile concessione dell’Archivio Rosario Scalero. Istituto per i Beni Musicali in Piemonte.