Si concludono con successo le recite di Tosca al Teatro Regio di Torino.
Per l’ultima recita in cartellone, Davinia Rodríguez (Tosca), Jonathan Tetelman (Cavaradossi) e Gevorg Hakobyan (Scarpia). Sul podio della Orchestra del Regio, Daniel Oren.
Di Alessandro Mormile
Per l’ultima delle dieci recite di Tosca di Puccini, in scena al Teatro Regio di Torino, il pubblico è numerosissimo e carico di entusiasmo.
Dello spettacolo e del primo cast ne riferiremo sulle colonne della rivista L’Opera nel numero di novembre. In questa sede annotiamo il ritorno di Daniel Oren (le prime quattro recite sono state dirette di Lorenzo Passerini) e soffermiamoci su una seconda compagnia sulla carta piuttosto interessante.
Riguardo ad Oren, è noto che conosce Tosca come pochi direttori oggi al mondo; si coglie subito l’esperienza e l’amore che ha per questa partitura, che concerta in maniera mirabile, attento ad ogni respiro, dando spazio alla melodia, fancedola vivere funzionalmente alla drammaturgica e costruendo in musica i climi di ogni momento dell’opera con una profondità espressiva ed un senso del teatro che ci sono ben noti quando affronta questo repertorio.
Certo il cast non lo mette sempre nelle migliori condizioni per realizzare tutto ciò che vorrebbe. Prima perché sulla scena c’è una Tosca, quella di Davinia Rodríguez, che “callasseggia” oltremodo, con suoni gravi innaturali e costruiti, che risultano adenoidei o intubati. La voce poi, oltre che timbricamente asprigna, appare troppo leggera per la parte e si affatica lungo il corso del secondo atto, fino ad arrivare ad un “Vissi d’arte” cantato con fiati corti, frasi spezzate e diversi incidenti di percorso. Finito il “cahier de doléance”, si resta ammirati dal pieno possesso della scena, che per temperamento la vede delineare una Tosca assai giovanile, capricciosa e nervosa nei tratti di una femminilità fresca e immediata, che una resa vocale più convincente avrebbe contribuito a completar meglio il personaggio.
Diverso il discorso per il giovane e promettente tenore Jonathan Tetelman, credo al suo debutto in Italia, anche se già affermato nel suo paese d’origine, gli Stati Uniti, oltre che in Spagna, Germania ed Inghilterra, dove si sta imponendo in Puccini, come Cavaradossi in Tosca, Pinkerton in Madama Butterfly, ma soprattutto come Rodolfo ne La bohème, che presto canterà anche alla Royal Opera House Covent Garden di Londra. Insomma, un tenore partito a vele spiegate verso una gran carriera. La voce è indubbiamente interessante ed anche gradevole nel timbro, ma la proiezione del suono, oltre a non essere ancora perfettamente immascherata, non ha la cavata che Puccini richiede, tanto che gli acuti appaiono tesi e qualche volta un po’ indietro, così come il gusto andrebbe affinato (vedasi il finale di “E lucevan le stelle”, in cui per altro trova bei momenti). Ha buon controllo del legato, ma i colori e le sfumature sono poche, così come il personaggio, nonostante l’indubbia prestanza fisica, resta solo abbozzato. È giovane e la carriera è agli inizi, col tempo si vedrà.
Anche il baritono armeno Gevorg Hakobyan è uno Scarpia solido e tutto voce, ma genericamente sommario sul versante interpretativo.
Ciò premesso, è stata una recita che ha riscosso un successo vivissimo, con punte di entusiasmo finale per tutti gli interpreti, in particolare per il tenore.
Torino, Teatro Regio, 29 ottobre 2019
Nelle foto:
Davinia Rodríguez, Tosca
Jonathan Tetelman, Cavaradossi
Gevorg Hakobyan, Scarpia