Il mio Parsifal
Inveramento di un Mito
Guida all’opera cinematografica di Marco Filiberti – Edizioni Titivillus
“Parsifal è una condizione. Prima di essere una sceneggiatura, una drammaturgia, un’opera cinematografica, un accadimento teatrale, un progetto editoriale o qualsiasi altra possibile declinazione, Parsifal è una condizione. La più implacabile, terribile e luminosa delle condizioni possibili, la più estrema, quella che può sopraggiungere solo dopo essersi inoltrati nella più oscura foresta di rovi e aver reso l’onore delle armi alla propria disfatta a fronte di ogni possibile manipolazione del proprio destino, facendo di questa resa incondizionata – che è tutto ciò che ti rimane, tutto ciò che sei – il tuo brando glorioso.”
Marco Filiberti
Se è vero che ogni mito è anche e soprattutto una condizione dell’anima, il film Parsifal di Marco Filiberti è forse la prima opera sinestetica da alcuni decenni a questa parte, che tenta di farci giungere alla sua essenza stimolando e dialogando con tutto il nostro corpo intorpidito dall’oggi: impresa ardua, schiaffo alla routine, opera che chiede un patto con il pubblico, quasi una resa.
Marco Filiberti, per quanto regista cinematografico e teatrale, attore, impresario, scrittore, drammaturgo e filologo per vocazione di inesausta ricerca, non è definibile in nessuno di questi ruoli né nella loro somma, così come la sua opera Parsifal non può ridursi nelle definizioni di film, opera teatrale filmata, opera musicale. Entrambi, Marco Filiberti e la sua opera, sono essi stessi una condizione dell’anima e anche una condizione fisica: controcorrente, anacronistici, antichi, attuali, provocatori, gentili in ogni accezione, alieni alla modernità, alla contemporaneità; Marco Filiberti ed il suo Parsifal sono un invito di impressionante impatto visivo, sonoro, psicologico e verbale, a fermare gli automatismi della quotidianità e alzare lo sguardo oltre.
Una richiesta gentile, violenta e straniante al contempo, una perentoria, ferma e cortese richiesta di riflessione pura nella routine turbinosa che ci costringe ogni giorno a dedicare tutti noi stessi sempre e solo all’inessenziale, illudendoci che questa sia la nostra unica, possibile scelta.
Dalla campagna toscana, dove vive in un ritiro di stampo antico, interrotto solo dai lunghi periodi di lavoro coi suoi giovani attori ai quali chiede, con meticolosa pazienza, un inveramento dei personaggi che è prima di tutto rifiuto di qualunque prassi contemporanea, Marco Filiberti dedica un tempo anacronistico alla ricerca filosofica e filologica prima, poi alla stesura del testo, sempre finemente intessuto di riferimenti e citazioni letterarie di vertiginosa verticalità, quindi alla scelta e preparazione degli attori all’inattualità della loro funzione provocatoria di corpi poetici, e ancora alla costruzione di un’estetica visuale di estrema potenza, ma mai fine a se stessa e da ultimo, ma non ultimo, alla musica, grande passione e somma competenza di Filiberti che trasforma ogni sua opera, ma in primis il Parsifal, in un affresco musicale di assoluta autonomia artistica, quasi una seconda opera nell’opera, di certo un pensiero profondamente e consapevolmente wagneriano che riscrive oggi l’approccio abituale alla colonna sonora cinematografica.
Sin dagli esordi della sua carriera l’intreccio di musica e teatro nel lavoro del milanese Filiberti è inscindibile, ma nel Parsifal la commistione di recitar cantando testi di prosa metrica e musica diventa essa stessa il primo strumento di straniamento per il pubblico: una simbiosi fortissima, classica, prima ancora che wagneriana, ed essa stessa messaggio in ritmo, armonia e melodia.
In un tessuto sonoro naturale all’ascolto, ma inatteso nelle scelte di estratti da Wagner, Ciaikovsky, Britten, R.Strauss, Dowland, Webern, Bartòk con incursioni nel grande jazz della Golden Age, tutti sapientemente cuciti fra di loro dall’intervento creativo della drammaturgia musicale di Stefano Sasso, consolidato collaboratore di Filiberti e dalle composizioni originali del pianista e compositore pesarese Paolo Marzocchi, sempre sotto lo stretto controllo di Marco Filiberti, la nuova opera musicale Parsifal segna un capitolo importante nella comunicazione non verbale per eccellenza, la musica.