Domenica 18 ottobre 2020, mentre tutta l’Italia era in attesa dell’intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri in televisione, il Teatro dell’Opera di Roma accoglieva la prima di Zaide, l’incompiuta opera di Wolfgang Amadeus Mozart con un testo di accompagnamento del celebre autore italiano Italo Calvino. Malgrado le misure anti-Covid che hanno fortemente limitato il numero dei posti disponibili, un “parterre” di prestigiosi appassionati di musica non ha voluto mancare questa serata simbolica, di speranza e di ripartenza dell’arte lirica. La scelta di Mozart è stata molto apprezzata dal pubblico che ha tributato un trionfo alla produzione, con un particolare applauso ai tre protagonisti, Chen Reiss (Zaide), Juan Francisco Gatell (Gomatz) e Markus Werba (Allazim).
La regia di Graham Vick colpisce subito per l’assenza del sipario e l’ambientazione in un cantiere invaso da lavori vari, con un cassonetto giallo per i rifiuti, come per ricordare il nostro mondo odierno, perso nelle sue incertezze, alla ricerca della bellezza ideale per superare i tempi di buio che stiamo attraversando.
Il testo ironico di Calvino si riprende spesso con degli accenti poetici evocatori, che trasporta il pubblico nel mondo onirico dell’Oriente sognato dagli autori occidentali del tardo settecento. Dal palco a lei assegnato, la sempre spiritosa ed affascinante Marisela Federici, vestita di seta nera ricamata con la mascherina assortita di paillette, sottolinea l’importanza del sostegno di tutti gli “habitués” del Costanzi per le iniziative volute dal Sovrintendente Carlo Fuortes, soprattutto in questi tempi di restrizione per il mondo dello spettacolo.
Molti i presenti, dall’ambasciatore francese Christian Masset, allo storico d’arte Claudio Strinati, hanno apprezzato l’interpretazione musicale di questa opera poco conosciuta di Mozart, sotto la direzione del Maestro Daniele Gatti; ma è davvero il testo di Italo Calvino che ha reso questa esperienza unica, grazie all’eleganza di Remo Girone, il narratore-guida che ha illuminato la trama rocambolesca di Zaide con il tocco magico della poesia di Calvino, che conclude scrivendo: “Cosi rimangono sospesi, in un’opera che sembra stia per finire immediatamente e che invece non finisce, tra parti cantate che sono come lapislazzuli e ametiste incastonati in un mosaico azzurro, indaco e pervinca. Le gemme scintillano in mezzo agli aggrovigliati arabeschi sul muro in fondo sussurrante di zampilli. Il palazzo va in rovina, le erbacce invadono il patio, il mosaico è percorso da crepe e si sgretola …”
Come non leggere la predizione dell’autore lungimirante che avvertiva dell’imminenza del pericolo, annunciando la rovina del palazzo delle nostre certezze per aprire agli orizzonti ancora indefiniti del nostro futuro, quando la tempesta sanitaria sarà finita e che le arti del palcoscenico torneranno a splendere nuovamente … chissà, come e quando ?
Sisowath Ravivaddhana Monipong