Una serata magica si è svolta il 3 gennaio scorso, presso “Il Loggiato Gemmi“ di Sarzana (con la Sala da Musica esaurita all’inverosimile!) e questo grazie a quella rara ed empatica comunione d’intenti che spesso caratterizza le operazioni di valore.
Ospite dello storico locale, fondato dalla famiglia Robbi, pasticcieri svizzeri approdati in Lunigiana durante il periodo napoleonico, poi rilevato da Silvano Gemmi nel 1934 e da allora gestito dalla famiglia che ne ha fatto un polo di aggregazione culturale tanto vivace quanto diversificato ed aperto, il tenore Francesco Meli.
Invitato per una chiacchierata in libertà, tra una Tosca scaligera e l’altra, moderata dal musicologo Giancarlo Landini e da Sabino Lenoci, direttore della rivista “l’Opera” ed organizzatore dell’ormai celebre concorso “ Spiros Argiris “ giunto quest’anno alla sua XXI edizione, l’artista si è raccontato con naturalezza ed estrema sincerità.
Attraverso le sempre brillanti ed acute domande del Prof. Landini, le tappe della sua carriera internazionale prendevano forma e, attraverso i filmati preparati e proiettati nella sala gremita, sostanza.
Meli si confermava artista dal cervello fine e disinvolto e la conversazione ben presto correva elevandosi oltre le semplici convenzioni per toccare argomenti diversi: la difficoltà dei primi studi (“ … non esistono buoni insegnanti o cattivi insegnanti ma buoni o cattivi allievi” ) che richiedono già in partenza grande senso di responsabilità e serio impegno oltre ad una cura costante ed inarrestabile del proprio strumento, la necessità di sviluppare una personale analisi per ogni nuovo personaggio che, andando oltre le basi tecniche e musicali ( che devono costituire l’indispensabile e robusta griglia di partenza ), possa maturare in quella peculiarità interpretativa che ogni artista può trovare solo in se stesso.
Così le parole volavano ed i temi si ampliavano sviluppandosi naturalmente fino a giungere a toccare il delicato argomento del rapporto di collaborazione ( spesso anche a doppio taglio ) che sempre si crea tra artista e direttore d’orchestra.
Veniva poi confermata la predilezione dell’artista per quel belcanto che egli vede appartenere a tutta la produzione verdiana con poche eccezioni quanto il suo ‘timore’ nell’affrontare un repertorio come quello pucciniano che, a causa della sua scrittura, ritiene impegnativo anche da un punto di vista fisico e muscolare.
Il passo alla Tosca scaligera è breve così come all’attenzione del tenore per lo studio e cesello su ogni personaggio, sempre interpretato oltre la convenzionale definizione.
Al termine dell’avvincente serata e del tutto inaspettatamente Meli ha poi voluto regalare al pubblico entusiasta, accompagnato al pianoforte dal maestro Dragan Babic, “L’ultima canzone” di Francesco Paolo Tosti e la celeberrima “ E lucevan le stelle” da Tosca, entrambe eseguite con quell’estrema cura per accento, dizione e fraseggio che ogni interpretazione che voglia definirsi veramente tale dovrebbe possedere.
Il felice esito dell’appuntamento culturale aprirà la strada ad altri incontri con artisti internazionali con l’obiettivo di creare un dialogo aperto, curioso ed avvincente proprio con chi il teatro è chiamato ogni giorno a crearlo, con professionalità, studio ed immensa passione.
Silvia Campana