Grande successo di Vittorio Grigolo, acclamatissimo Nemorino in alcune repliche dell’Elisir d’amore alla Scala di Milano.

Di Giancarlo Landini

Vittorio Grigolo è Nemorino nelle ultime tre recite dell’Elisir d’amore alla Scala. Nemorino di lusso, che conferma sul campo un appeal fuori dal comune. Lo è per la voce, davvero bella, decisamente speciale. Voce baciata dalla natura, di quelle che hanno fatto grande la scuola latina in tutto il mondo. Vera voce di tenore con quel fascino che, oggi come ieri, essa esercita sul pubblico. E non c’è dubbio che Grigolo la usi in maniera accattivante. Fin dall’entrata in scena, “Quanto è bella”, calza al pennelo al personaggio, specie per come lo realizza Grigolo: un po’ ingenuo, molto esuberante, comunque giovane e, a suo modo, irresistibile Si capisce subito che Adina non potrà non amarlo. Il timbro è schietto, i colori giusti, il physique du rôle fa il resto. C’è slancio per “Esulti pur la barbara”. C’è malinconica tenerezza per “Adina, credimi”, Non manca l’appuntamento con la celebre romanza, “Una furtiva lagrima”, dove Grigolo la dà ad intendere molto bene. Nel gioco dei confronti i melomani potranno trovare Nemorini più ricercati e più sofisticati nella mezzavoce e nel canto fuori di labbro. Ma è indubbio che Grigolo conosca l’arte di piacere e che sappia modellare parola e frase così da convincere. Michele Gamba lo segue molto bene, gli cuce adosso la melodia. Lui, Grigolo, si abbandona al canto con la libertà di un divo e riscuote un’ovazione.

Credo, però, che il segreto di Grigolo, il suo merito consista in una strana alchimia: riesce a conciliare il tenore, figura antica d’altri tempi, con le caratteristiche proprie di una star della canzone. Così fa diventare modernissimo il tenore, lo trasforma in un perosnaggio che piace al pubblico, che lo trasporta e lo trascina.

Più che un’interpretazione il suo è uno show che dura dal momento in cui appare sul palcoscenico fino alla passerella degli applausi. Quando è in scena esiste solo lui; quando esce a prendere gli applausi è un evento: baci al pubblico, colleghi trascinati alla ribata come in una festa, nessuna soggezione della Scala. Via insomma la sacralità un po’ paludata del teatro lirico. Va da sé che Grigolo piaccia o non piaccia; che tanta esuberanza possa innervosire; che ci sia molto di mediatico nel suo modo di fare. Ma è innegabole che con lui L’elisir d’amore metta le ali.